top of page
ANIMATAZINE

ORTIGA

Ortiga è un collettivo artistico con sede a Banyoles, Spagna, nato nel 2016 grazie a Ingrid Codina e Guillem Geronès, che si occupano della direzione artistica.

Accanto a loro abbiamo incontrato Clara Centenera, attrice della compagnia, e Michael Lucuyer, compositore e polistrumentista.

Il Collettivo ha come obiettivo quello di creare spazi di incontro e convivenza artistica, in cui fare ricerca, divulgazione e sensibilizzazione ambientale e sociale.

Attualmente Ortiga presenta spettacoli, esperienze immersive, progetti educativi, corsi e azioni sul territorio, in festival, programmi culturali, progetti sociali e ambientali e scuole di respiro nazionale e internazionale.

Le diverse proposte artistiche cercano di rendere la cultura accessibile a tutti, partecipativa, decentrata, e di offrire uno spazio dove sperimentare, immaginare e indagare in modo intimo e sensibile, e dove scoprire percorsi per la rigenerazione dell'habitat e del tessuto sociale, in un quadro interdisciplinare e intergenerazionale.
 
"L'arte, con la sua capacità simbolica, apre le emozioni necessarie per rifare e inventare nuovi immaginari collettivi, vitali per una consapevolezza ecologica e sociale."

ORTIGA È UN COLLETTIVO CHE PORTA AVANTI UNA PROGETTUALITÀ ARTISTICAMENTE LEGATA ALLA TERRA, SIA IN SENSO AMBIENTALE CHE SOCIALE E POLITICO. QUANDO E COME SIETE NATI?

pallottola.png

Ortiga nasce nel 2016 con il sogno di poter raccontare, attraverso il teatro e la poesia, le problematiche dell'attualità, rivolgendosi al pubblico delle famiglie, dai più piccoli di cinque, sei anni, fino agli adulti.

Proponiamo un modo alternativo di entrare in contatto con l’attualità, diverso dal bombardamento di informazioni che subiamo ogni giorno dai giornali, da internet, dalla televisione. Parliamo della realtà con il desiderio che le persone empatizzino con la realtà.
 
Il nostro primo spettacolo aveva sempre a che fare con il tema della terra, era la storia di una persona che deve spostarsi da un paese all'altro per poter vivere, volevamo parlare del perché una persona deve partire, deve andarsene.

In particolare nella nostra storia facevamo riferimento a tutti quei paesi in cui l'acqua è ragione di conflitto. Questo spettacolo si chiamava Kumulunimbu, ed è attorno a lui che è nata Ortiga.

Con Kumulunimbu abbiamo viaggiato per tutta l'Europa, e dall’esperienza di tanti anni di repliche abbiamo cominciato a riflettere su come avremmo potuto andare un po’ oltre, su come avremmo potuto approfondire ancora di più la relazione con il nostro pubblico, per far si che l’esperienza diventasse più intensa, più intima. 

Ci siamo chiesti come avremmo potuto raccontare una storia in un modo talmente potente da far sì che il pubblico potesse davvero  sentire, in un certo modo, di stare vivendo questa storia, attraverso le sensazioni e le emozioni.  E così siamo arrivati ad An-ki. 

La compagnia è nata da una domanda: come possiamo mettere anche noi il nostro piccolo granello di sabbia, con tutto quello che sta accadendo nel mondo? Noi ci occupiamo di teatro, questo è il nostro linguaggio, come possiamo portarlo alla luce ed usarlo per raccontare quello che vogliamo raccontare a più persone possibile? 
 

KUMULUNIMBU_Cia.Ortiga (2).jpg

Compagnia Ortiga - Kumulunimbu 

Parlare alle persone da un altro punto di vista, da un altro luogo.

Non attraverso le informazioni, perché questo eccesso di informazioni porta le persone a prendere distanza dalla realtà, a dire “io non ci posso fare niente", provare a raggiungerle da un luogo più intimo. Arrivare alle persone dalle emozioni.

I temi del nostro primo spettacolo erano il cambiamento climatico e le migrazioni.

Eravamo negli anni subito prima della guerra in Siria, e in Spagna i giornali ogni giorno parlavano del tema dei rifugiati. Per la gente era diventato normale.
 
Ci eravamo abituati a vedere ogni giorno in televisione, sui giornali, le storie dei migranti che attraversavano il mare sulle barche.
 
Crediamo che Kumulunimbu sia stata una forma di spettacolo molto riuscita per cercare di spiegare quello che stava accadendo, perchè la gente entrava in grande empatia con lo spettacolo.
 
Alla fine noi spiegavamo che la storia era l'intreccio di due storie realmente accadute.
 
Nella casa dove io, Guillem, vivo da trent'anni, ha sede un'associazione che si occupa di accoglienza di migranti gestita da mia madre, e perciò sono tantissime le persone e le storie che sono passate dalla mia casa. 
 
Per questo ho potuto parlare in prima persona di questa esperienza anche se non l'avevo mai vissuta, perché ho vissuto insieme a tantissime persone migranti che mi hanno portato le loro storie. 

Dopo lo spettacolo si creava sempre un grande dibattito tra le persone e questi scambi con il pubblico sono stati molto importanti per lo sviluppo che poi Ortiga ha deciso di avere come compagnia.

20210219_210916_edited.jpg

Compagnia Ortiga - An-ki 

VENIAMO AD AN-KI.
CI POTETE RACCONTARE COME È NATA L'IDEA DI QUESTO SPETTACOLO?
QUAL È STATO IL PROCESSO CREATIVO ATTRAVERSO IL QUALE È NATO? 


Come vi raccontavamo prima An-ki è arrivato come frutto di una riflessione che come compagnia abbiamo maturato.

Noi, come Ortiga, ci chiediamo, di fronte a questo grande cambio climatico, così rapido, cosa possiamo fare per arrestarlo?

E da questa domanda, da questa necessità di fare qualcosa è sorto il pensiero che attraverso l’arte noi possiamo in qualche modo risvegliare una coscienza ambientale.

E’ un obiettivo grande certo, ma il nostro desiderio è di poter nel nostro piccolo, cambiare le cose.

In An-ki, il messaggio principale che vogliamo trasmettere, è che noi in quanto esseri umani siamo parte della natura, e per trasmettere questo avevamo bisogno di creare uno spettacolo con una dimensione sensibile, intima, in cui fosse possibile davvero toccare, percepire questa sensazione di appartenenza, di vicinanza.

L’eccesso di informazioni anche sul tema del cambiamento climatico sta ingenerando nei bambini e nelle bambine, ma anche negli adulti, molta ansia, il tema dell’ecoansia, dell’ecofobia.

Prima di dire alle persone che si devono prendere cura di ciò che le circonda, della natura, degli altri, ci sembra necessario che le persone stesse si innamorino della natura, si innamorino di ciò che le circonda, perchè è molto difficile prendersi cura di qualcosa che non si conosce.

I bambini vivono nelle città il 99% del loro tempo, come si può sensibilizzare alla natura un bambino che non sta a contatto con la natura?

an-ki 3_edited.jpg

Compagnia Ortiga - An-ki 

An-ki è un’esperienza fantastica, visionaria, dentro l' immaginario, per risvegliare questo amore. 

Riguardo al processo creativo, abbiamo lavorato durante il covid alla struttura tecnica dello spettacolo per un anno dentro un monastero, e poi dopo la pandemia, per due anni abbiamo provato ospiti della residenza artistica Mutte Cultural presso il convento di Pontos, creando una relazione molto proficua con il gruppo e in particolare con Prisca Villa.

In questa fase di lavoro sono fortunatamente entrati a far parte dell’equipe anche Clara Centenera e Michael Lecuyer.

Il nostro processo di lavoro procede per tentativi, prove, sbagli e aggiustamenti.

Il percorso è stato molto lungo perchè An-ki avviene tutto dentro una tenda da circo, è uno spettacolo immersivo, che significa che tutto quello che ti circonda è scenografia.
 
Abbiamo studiato con il Teatro de los Sentidos, ogni dettaglio è pensato.
 
Chiamiamo gli spettatori "viaggiatori", e questo cambia il loro modo di vivere e percepire l’esperienza.

Ogni persona che entra nella nostra tenda diventa un viaggiatore e noi li accompagnamo in questo viaggio facendo attraversare loro i diversi punti di vista di noi tre accompagnatori.
 
Il punto di partenza della drammaturgia è stato parlare della terra maltrattata e delle conseguenze che questi danni riversano su tutte le forme viventi che popolano quella terra, persone, animali, piante.
 
E poi sapevamo che la protagonista sarebbe stata una bambina, la nostra eroina. An-ki è una bambina che per sopportare la violenza di quello che la circonda, crea un mondo immaginario.
 
Attorno a lei c’è un paese vittima della deforestazione, con tutto quello che ne consegue, gente che se ne va, gente che resta, conflitti. Abbiamo investigato molti temi. 

20200730_212225_edited.jpg

Compagnia Ortiga - An-ki 

Tornando alla scenografia, ogni elemento deve essere credibile, deve essere sensorialmente credibile, al tatto, alla vista, all’udito.
 
Abbiamo prediletto materiali naturali, e materiali di riciclo.
 
Nel nostro paese c’è una discarica dove le persone portano tutte le cose che non usano più e noi abbiamo attinto da là.

E abbiamo prediletto materiali che durino nel tempo in modo da non dover usare delle cose che poi buttiamo. 
 
E poi acqua, sabbia, terra, questi elementi ricorrono nei nostri spettacoli.
E anche le barche, le nuvole, la pioggia.
 
A livello artistico ci chiediamo sempre se quello che stiamo facendo, usando, può essere buono per la Terra.
 
E’ importante questa coerenza, tra ciò che facciamo e il messaggio dello spettacolo che stiamo trasmettendo.
 
Non è stato facile mantenere questa coerenza ma ci abbiamo provato. In ogni caso abbiamo una tonnellata e mezza di scenografia e ci vuole un giorno e mezzo di montaggio per installarci. 

20210123_112525_edited.jpg

Discarica di Banyoles - Spagna

COME FORMAZIONE NON SIETE MARIONETTISTI, 
COME E PERCHÈ SIETE ARRIVATI ALLA MARIONETTA?


Veniamo dal teatro fisico, dal circo, dalla clownerie, dalle arti plastiche, Ingrid anche dal teatro sociale, il teatro degli oppressi. La marionetta è arrivata in modo naturale.
 
Non siamo marionettisti di formazione, ma è stata una comune necessità a muoverci.

Mentre lavoravamo a Kumulunimbo è arrivata naturalmente il bisogno di avere un piccolo essere. Di metterci in relazione con una marionetta, solo abbozzata, in legno, lasciando alla materia la sua personalità, tutta la sua vitalità.
 
E’ stata la storia stessa che stavamo raccontando a chiedercelo.

La marionetta era la forma ideale per raccontare la nostra storia e permetterci il cambio di prospettiva.

La cosa bella della marionetta è che tu sei al servizio della marionetta, è la sua storia quella che stai raccontando, tu sei solo un tramite, un canale. 

In An-ki anche questo è molto bello, perchè usiamo molti linguaggi differenti, marionette molto piccole, più grandi, di carta, maschere, oggetti. Sempre dentro questa idea di ricreare un mondo fantastico.
 
Ci piace molto pensare di poter creare nuovi immaginari per i bambini e le bambine per poter rompere immaginari vecchi, ad esempio l’approccio scientifico, che è importantissimo certo, ma come cambiare il punto di vista, ad esempio proporre un approccio fantastico, visionario, e le marionette sono chiavi d’accesso per questo. 

E’ interessante come questo immaginario dà ai bambini un linguaggio.

Sono delle metafore attraverso le quali poi possono parlare con i grandi di questi temi, possono parlare di un gigante che arriva, che è il capitalismo, ma del capitalismo non potrebbero parlare, di un gigante si, è una metafora che permette anche ai bambini in maniera rispettosa della loro età di parlare di queste problematiche attuali.

E’ importante che se ne parli, che ci si domandi, ma in una maniera che sia prossima alla loro sensibilità e alla loro età, che non li sorpassi. 

an-ki 2_edited.jpg

Compagnia Ortiga - An-ki 

PARLIAMO DI ORIGINARIA. COME È NATO QUESTO PROGETTO?
QUALE EVOLUZIONE STA AVENDO?


Come vi accennavamo prima, portando in giro Kumulunimbo, abbiamo riscontrato che a fine spettacolo spesso nasceva spontaneamente un dibattito, il desiderio delle persone di continuare a confrontarsi sul tema.

Da parte nostra, questa sensazione di arrivare, fare lo spettacolo e poi subito dover ripartire, ci ha fatto riflettere sull’opportunità di immaginare un progetto che avesse un tempo diverso, che proprio perchè sul tema dell’ambiente, non fosse concepito con questo andare e tornare, e con un impatto sull’ambiente non sostenibile.

Allora abbiamo cominciato a  immaginare che questo spazio che accoglie An-ki potesse essere installato per un tempo lungo in un luogo.

E che questo tempo ci permettesse una progressione, un procedere passo a passo.

E così è nata Originaria che procede per tre passi. 

Prima le persone vedono An-ki e questo apre all’emozione, e ci si relaziona in un’altra maniera, le persone tra loro e loro con noi. 

Poi si abita l’installazione con i giochi, per bambini e bambine, e per i genitori, che hanno visto lo spettacolo e trovano uno spazio dove relazionarsi tra loro continuando a giocare con gli elementi di An-ki, il gigante ad esempio, o la protagonista. 

E questo è uno spazio dove i bambini e le bambine possono continuare a vivere la storia, fare domande, cambiare il finale, uno spazio nel quale possono esprimere quello che hanno vissuto durante lo spettacolo. 
 

IMG_20230425_162134_edited.jpg

Compagnia Ortiga - Originaria 

E poi la terza proposta di Originaria è fare un’azione ambientale per il luogo che ci ospita.

Per prepararci a questo facciamo delle indagini sul luogo in cui andremo ospiti, un incontro con una ecologa, per individuare quali sono le necessità ambientali di quel luogo e poi organizziamo l’azione. 

Normalmente Originaria si relaziona molto con le scuole dei piccoli paesi.

Di solito, quando è possibile, ci fermiamo due settimane.

Montiamo il tendone di Anki, lo spazio per i giochi, che è anche uno spazio per laboratori, incontri e sperimentazioni, e poi in conclusione c’è l’azione ambientale nel luogo. 

Sempre con questa idea di pausa, e non di vado e torno, Girona/Parigi in due giorni, che anche per il nostro ritmo biologico è in realtà molto forte, è sempre un rompere il ritmo naturale. 

Crediamo sia più interessante questo stare, creare legami con le persone che ti vengono a vedere.

Dietro Originaria c’è sempre stata l'idea di creare uno spazio di incontro.

L’esperienza di Kumulunimbo, di questo girare e non potersi fermare mai a scambiare con il pubblico, in una dimensione dei festival più consumistica, ha generato questo desiderio di un tempo diverso. 

Originaria propone uno spazio dove fermarsi e incontrarsi attraverso l’arte: c’è lo spettacolo, c’è lo spazio dei giochi,  lo spazio per gli atelier.

Con Ortiga cerchiamo di creare queste occasioni di incontro, ci sembra più che mai necessario. 

Con Originaria generalmente durante la settimana lavoriamo con le scuole e poi nel fine settimana si aggiungono gli adulti, e sono i bambini e le bambine che, entusiasti dell’incontro con noi durante la settimana, trascinano i loro genitori a seguire le attività del fine settimana, anche questo per noi è molto interessante. 

Ortiga ha sempre amato lavorare con i piccoli perchè sono loro ad avere la memoria. Fai vivere un’esperienza artistica potente ad un bambino e questo è un regalo che gli resterà per tutta la vita, e se lo porterà nella sua memoria.

Per questo crediamo così profondamente che sia necessario fare un teatro di qualità per i bambini e le bambine, per questo proviamo i nostri spettacoli tre anni, perchè hai l’opportunità di porre un seme dentro un bambino che poi gli resterà per tutta la vita. 

IMG_20230923_115601_edited.jpg

Compagnia Ortiga - Originaria 

pallottola.png

LINKOGRAFIA

pallottola.png
bottom of page